IL PADRE DELLA GRAFOLOGIA ITALIANA, P. GIROLAMO MORETTI.

La maggior parte dei grafologi Italiani seguono il pensiero e le tecniche del Capo Scuola della grafologia Italiana "Padre Girolamo Moretti". Questa recente scienza è esercitata da alcuni decenni, pur essendo giovane si è rilevata di grande utilità, nel particolare nelle controversie giudiziarie.
Nel XVIII secolo il tedesco Lavater, spronato soprattutto da Goethe, incomincia a studiare la grafologia. Dopo aver riunito alcuni autografi, li confronta deducendone le conclusioni, ora considerate il punto di partenza delle principali scoperte grafologiche.
"Io distinguo" dice Lavater, "nella scrittura la sostanza e il corpo della lettera, la loro forma e il loro arrotondamento, la loro altezza e la loro lunghezza, la loro posizione, la loro legatura, 1'intervallo che li separa, l'intervallo che vi è tra le righe, se queste sono diritte o di traverso, la nitidezza della scrittura, la sua leggerezza e la sua pesantezza; se tutto ciò si trova in un'armonia perfetta, è in nessun modo difficile scoprire qualche cosa di assai preciso nel carattere fondamentale dello scrittore. L'opera di Lavater riscuote un tale successo che "la moda" di questi studi finisce col contagiare chiunque: vengono pubblicati diversi articoli che hanno la pretesa di rendere la grafologia accessibile a tutti senza studi e senza sforzi. Ciò contribuisce a ridicolizzarla.
Solo nel 1869, anno in cui l'abate Michon, in collaborazione con Desbarolles scrive "I Misteri della Scrittura", il "Sistema di Grafologia" e il "Metodo Pratico", la grafologia viene rivalutata e seriamente considerata.
Le sue opere costituiranno la base di tutto ciò che fino ad ora è stato scritto. Come possiamo arrivare alla conoscenza dell'uomo o, meglio, del suo modo di essere, di pensare e dei suoi moduli di comportamento? Come è possibile conoscere gli scopi che condizionano le sue azioni? Noi possiamo giungere a conoscere lo stato psichico di un individuo essenzialmente in tre modi:

1) osservando i suoi atti;
2) attraverso la parola;
3) attraverso l'analisi della manifestazione esteriore dei suoi sentimenti.

Il primo metodo potrebbe sembrare il più semplice, ma, esaminandolo più approfonditamente, ci si accorge che è decisamente incompleto e che potrebbe indurci all'errore.
Per meglio conoscere una persona sarebbe necessario poter osservare sia suoi comportamenti pubblici che quelli privati. Ma la maggior parte delle volte ci si può rendere conto che molti di questi atti non sono perfettamente rispondenti all'individualità che li produce. Analizzando alcuni soggetti, non verifichiamo forse che gli atti compiuti nella loro intimità sono profondamente in contrasto con quelli della loro vita sociale? Per potere, quindi, ottenere un'immagine completa dell'uomo che si sta studiando, occorrerebbe seguirlo ovunque, spiarne i più piccoli movimenti e i gesti più insignificanti: molti, infatti, cambiano da un giorno all'altro altri mostrano comportamenti che non rispondono affatto alle loro parole e al loro modo di essere. Questo tipo di esame renderebbe il procedimento più complesso e più difficile se si volesse ottenere un risultato esatto.